Quando, qualche mese fa, le amiche dell’associazione Le Sfogliatelle mi hanno chiesto di scrivere un racconto per la loro rivista Orticaria, non ho potuto fare a meno di pensare al mio rapporto con i libri e a quello che sono – da sempre – per me.

Dato il “luogo” in cui ci troviamo, dunque, non potevo fare a meno di condividerlo qui, facendo così ulteriormente conoscere questa meravigliosa associazione e le fantastiche persone che la compongono (in fondo alla pagina troverete le indicazioni per aderire e per scoprire “Orticaria”).

Ecco a voi, dunque, “La ragazza con…i libri in valigia”

“Non ho memoria di un giorno della mia vita trascorso senza tenere in mano un libro. Aprendolo, intendo; non solo per spolverarlo o spostarlo da un ripiano all’altro.

La considero una grande fortuna, da sempre.

Oddio, in qualche momento tra il settembre 1994 e il luglio 1999 – da studentessa del Liceo Classico “Alessandro Volta” (non soffermatevi a fare il calcolo dell’età, non è elegante) – forse non era sempre così apprezzata, questa convivenza stretta.

In tutti i casi, ai libri devo molto di quello che sono io oggi. Con esiti positivi o meno? Forse non sta solo a me dirlo, ma per quanto mi riguarda tutto – e intendo proprio tutto – quello che ho letto mi è servito per crescere, riflettere, scegliere, imparare, disimparare, criticare, evolvermi, conoscere, stringere relazioni, provare emozioni, trovare affinità, farmi delle opinioni, viaggiare.

Sì, viaggiare (cit.): non solo con la mente e il cuore, chè si sa che i libri questo effetto lo fanno spesso, ma proprio fisicamente.

Non c’è un solo viaggio fatto nella mia vita in cui io non avessi con me un libro. O più di un libro.

E siccome io sono ancora affezionata alla carta e al profumo annesso, non sono state poche le occasioni in cui è stato arduo scegliere tra i volumi da portare con me e quel vestitino nuovo tanto carino o l’ennesimo paio di scarpe da infilare in valigia.

Risultato: tentativi e stratagemmi infiniti per non superare il peso massimo consentito in aereo; svariati problemi alla schiena causati da bagagli non proprio leggeri o – meglio ancora – da borse dedicate solo ai libri; copertine e pagine bagnate o insabbiate (o entrambe le cose) in spiaggia; invenzione di artifici vari per poter leggere in pace nonostante il vento incessante in montagna; discussioni con i compagni e le compagne di viaggio per poter leggere in camera o in tenda magari fino a tarda ora.

Libri …”e il resto scompare” (semicit.), però, ripensando a quanti momenti di grazia le letture mi hanno regalato. Già, perchè io sono curiosa e leggo davvero ogni genere di libro (quantomeno per non criticare a scatola chiusa e con pregiudizio), ma nei viaggi e nelle vacanze i libri che mi hanno sempre accompagnato e suscitato le più grandi emozioni sono quelli “densi” e “pesanti” (in senso anche letterale, riferito al volume), che ti scuotono e spettinano.

Manco a dirlo, attorno ai dieci / undici anni in un giorno solo ho divorato le avventure di Nemecsek e compagni e tempo dopo mi sono commossa con la storia di Rémi, per poi innamorarmi perdutamente di tutta la famiglia March al completo (vicini annessi). Nonostante fossero “compiti” e durante l’estate tra la quarta e la quinta ginnasio non ne fossi entusiasta, ricordo ancora l’intensità che avevo poi scoperto in “Don Chisciotte”, “Malombra”, “La fattoria degli animali”.

Crescendo, il viaggio con, dentro e grazie ai libri è diventato qualcosa di sempre più profondo, che mi ha portato a scoprire e amare città e luoghi grazie alle storie raccontate da tanti autori.

Proprio per questo, quando le mie amiche Laura Terenzio e Vittoria Amalfitano (le Sistersontrip) mi hanno proposto una nuova avventura non mi sono tirata indietro ed è nato il nostro blog, in cui io scrivo proprio di “Letture in viaggio”.

Per me è una sorta di racconto affettuoso, di condivisione e di ringraziamento a chi ha riempito la mia vita di tanta bellezza: durante il liceo Enrico Brizzi mi ha fatto innamorare di Bologna; qualche anno dopo Federico Moccia (so cosa state pensando, ma i gusti sono i miei) mi ha fatto sognare un amore postadolescenziale a Roma, la città più bella del mondo (ex aequo con un’altra *) in cui prima o poi andrò a vivere; Lorenzo Marone, Viola Ardone, Elena Ferrante e Maurizio De Giovanni con i loro romanzi mi hanno aperto le porte di Napoli prima ancora che io potessi coronare il sogno di andarci; Carlos Luis Zafòn mi ha fatto immergere in una Barcellona magica e bellissima,; con Margaret Mazzantini ho riscoperto una Sarajevo di cui avevo letto nelle cronache (e che anni dopo la mia cara amica Letizia mi ha raccontato in modo ancora più emozionante); durante il primo lockdown duro del 2020 mi hanno accompagnato i Florio narrati da Stefania Auci.

Con “Fontamara” di Ignazio Silone e “L’arminuta” di Donatella Di Pietrantonio giocavo in casa (date le mie origini), ma è anche grazie a loro se sono da sempre legata all’Abruzzo e colgo ogni occasione per tornarci, ovviamente portando con me il solito carico di libri. Uno, però, ha fatto il viaggio al contrario: grazie a Antonio e Stefania di Elleapostrofoa, infatti, ho coronato il sogno di vedere pubblicato un racconto – contenuto in “Aquilaners. Gente di L’A” – che parla di L’Aquila (vedi sopra*) e di quello che è stata ed è per me e molti altri: in “Via Cesura” – contenuto gli affetti, le passeggiate lungo il corso – dalla Villa alla Fontana Luminosa passando per i Quattro Cantoni – e le soste in Piazza Duomo, il prato di Collemaggio e la scalinata di San Bernardino, le chiacchiere e gli aperitivi in centro o fuori (quando ancora non si poteva tornare lì).

Il viaggio con, dentro e grazie ai libri continua.”

Per contattare Le Sfogliatelle, conoscere le loro (innumerevoli!) iniziative, aderire all’associazione e richiedere la rivista Orticaria è possibile scrivere all’indirizzo e-mail lesfogliatelle18@gmail.com o contattarle tramite i canali social Facebook e Instagram . Accettate il consiglio: cercatele!

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